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Il repertorio di Mario Lanza era vastissimo e la documentazione discografica che ha lasciato la dice lunga sulle sue incredibili capacità di adattare la sua voce ai vari generi musicali.
Oltre che con i vari personaggi delle maggiori opere liriche, Mario si è cimentato in operette, commedie musicali, musica sacra, canzoni e romanze popolari americane, inglesi, italiane e spagnole, oltre - naturalmente - alle celebri canzoni napoletane che furono già del repertorio del grande Enrico Caruso, di Beniamino Gigli e di Giuseppe Di Stefano.
In tutto circa 500 brani in soli 12 anni di carriera, un vero record!!!.
Negli USA Girò, inoltre, 5 film di grande successo, in ordine di data :
1949 “Il bacio di mezzanotte” ; 1950 “ Il pescatore della Luisiana” ;
1951 “ Da quando sei mia” e “ Il grande Caruso” ; 1956 “Serenade”
In Italia Mario girò due film, ‘Arrivederci Roma”, nel 1958, con Peggie Castle e ‘Come prima, nel 1959, suo ultimo film, con Zsa Zsa Gabor.
Seguirono anche concerti ed esibizioni in varie parti d’Europa, indimenticabile fu la sua apparizione alla Royal Albert Hall di Londra.
Di questi concerti alcuni furono mantenuti mentre altri dovettero essere annullati per motivi di salute: un’infezione polmonare e una flebite costrinsero infatti il cantante ad un periodo di ferrea dieta e di forzato riposo.
Dovette anzi ricoverarsi, poco più tardi, nella clinica “Villa Giulia” di Roma, dove mori per un’embolia il 7 ottobre del 1959: aveva solo 38 anni!
In totale, mi risulta che Mario Lanza ha eseguito 150 concerti nel mondo .
Mario Lanza, ha milioni di fans, appassionati ed entusiasti, che ricordano con religiosa devozione le sue interpretazioni memorabili.
In tutto il mondo esistono ancora oggi clubs intitolati al suo nome, mentre a Filadelfia gli è stato addirittura dedicato un parco ed un museo.
Esiste per lui una venerazione che rasenta il culto.
Vari artisti dipinsero suoi ritratti, ed una sua scultura fu realizzata anche da Rosa Villam, membro del "Club Lanza" di Budapest.
"Era davvero un giovane affascinante, dotato della voce più seducente mai ascoltata sempre molto calda e smagliante.
Non aveva certo un carattere facile: s'infiammava, di colpo generoso senza limiti ma anche facilmente irritabile, costituzionalmente mutevole, un fanaticofanfarone tutto nervi e i nervi possono dare la morte.
Eppure vi era in lui qualcosa di diverso ed è stata un'enorme disgrazia che egli se ne sia andato tanto presto dal mondo".
Così scrisse di Mario Lanza nel 1976 John Hicks, la cui sorella Betty, aveva sposato nel 1945 a Hollywood, Lanza che era stato appena congedato.
Gli aneddoti e poi i miti sul cantante cominciarono a fiorire prestissimo investendo tutto l'arco della sua breve vita.
Il padre di Lanza, Antonio Cocozza, era un veterano multi decorato della prima guerra mondiale e viveva dei proventi di una pensione di totale inabilità. La madre lavorava invece come sarta in un deposito dell'esercito. Uno dei piaceri più grandi di papà Cocozza era l'ascolto di un'immensa collezione di dischi di Caruso e si ricorda che all'età di sette anni il piccolo Freddie (era questo il diminutivo di Mario Lanza fin quando non adotto il nome della madre da nubile) suonò e risuonò sul grammofono uno di quei dischi per ventisette volte.
Appena decenne conosceva già a memoria parecchie arie del repertorio discografico di Caruso, ma fu solo dopo aver terminato i normali studi scolastici che Lanza cominciò a dedicarsi al canto con serietà, seguendo le lezioni di Irene Williams e perfezionandosi poi al Berkshire Festival di Tanglewood nel Massachussets. Un ulteriore periodo di studi con il celebre Enrico Rosati e con Grant Garnell gli permise poi di intraprendere una tournée con la Bohème in inglese.
Quando Lanza cantò al Grant Park di Chicago era presente una folla di cinquantamila persone. Le critiche furono entusiastiche e il motivo costante delle recensioni fu uno solo: "Lanza è nato per cantare.
La sera successiva il pubblico sali a settantamila persone, presenti nonostante la pioggia.
A poco più di un mese dal grande successo di Chicago, seguì un vero e proprio trionfo a Hollywood, trionfo che indusse Louis B.Mayer della MGM a scritturare Lanza con un contratto settennale, che gli concedeva sei mesi all'anno per le tournées concertistiche al di fuori dell' attività cinematografica. Nel 1949 debutto cosi come attore nel film "That Midnight Kiss" interpretando la parte di un conducente camion che faceva il cantante.
Ma fu soprattutto con il film "The Great Caruso", realizzato nel 1951, dove Lanza aveva modo di esibirsi in 15 arie solistiche del suo eroe prediletto, che la fama del cantante raggiunse vertici di un 'incredibile popolarità, tanto da farlo ben presto soprannominare «L'emulo di Caruso».
Vorrei aggiungere qualche considerazione in merito all'eterna polemica tra i critici e i puristi del bel canto che non hanno mai voluto includere Mario Lanza nell'albo d'oro della lirica e del belcanto in generale.
Conosco benissimo la differenza che c'è tra una voce da teatro e una voce da camera, (sono stato un addetto ai lavori per aver studiato e cantato lirica per circa 16 anni e ho sentito dal vivo grandi cantanti sia in teatro che in camera).
Un ottimo esempio di voci da teatro, sempre restando nel campo tenorile, (cito solo alcuni nomi) sono: Enrico Caruso, Giacomo Lauri Volpi, Mario Del Monaco e Franco Corelli.
Mentre la voce di Mario Lanza non può essere, in alcun modo, confrontata ai predetti grandi della lirica, semplicemente perché, quella di Lanza era una voce unica, bellissima.
Le caratteristiche del personaggio Mario Lanza si possono così riassumere: enorme facilità di emissione dei suoni e di qualsiasi vocale in ogni nota del pentagramma, fraseggio naturale e spontaneo, tipico delle grandi voci, grande capacità respiratoria accompagnata da un'estensione completa e uguale fino al do diesis sopra le righe.
Qualche volta (ad essere puristi) si può rimproverare a Mario Lanza, la non corretta dizione dei brani di opere italiane, mentre in tutti i brani cantati in inglese, non si può rimproverare nulla.
Credo che Mario Lanza vada collocato al di fuori di ogni possibile paragone o critica, perché la sua voce fa presa immediata con il pubblico.
Da oltre 50 anni chi ascolta la voce di Mario, capisce solo che sta ascoltando qualcosa fuori dal comune e dagli schemi convenzionali, ciò che importa è il piacere di restare meravigliati e ammirati dal suo modo di esprimersi.
L'arte è qualcosa di impalpabile, incommensurabile, come quando si guarda ammirati l'opera di un artista o un tramonto mozzafiato.
Non si può misurare sempre con il metro, o con i decibel, o se in tal teatro si sente di più o di meno.
Il giudizio più grande e valido lo dà il pubblico e Mario Lanza ha vinto su tutti i fronti, la sua voce è ascoltata con gioia da milioni di ascoltatori in tutto il mondo.
Ho ascoltato e approvato, recentemente, una intervista televisiva di Luciano Pavarotti che ha definito Mario Lanza uno dei pilastri portanti della lirica nel mondo, perché? Semplice ha detto giustamente Luciano: "attraverso la voce i dischi e i film di Mario Lanza, milioni di persone sono state avvicinate al mondo della lirica e hanno potuto conoscere le opere liriche", io aggiungo: "anche tutta la musica che Mario Lanza ha interpretato, comprese le nuove canzoni e romanze scritte da Brodszky, Cahn, Romberg, Rodgers, Young, Lara" e perché no, anche dal bravo Renato Rascel, con la sua splendida e indimenticabile Arrivederci Roma.
Nel brano in sottofondo,
Mario prova: And This Is My Beloved
(Damon Lanza Productions)