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Il teatro mancato
In molti, nel tempo, si sono chiesti come mai con la sua voce straordinaria Mario Lanza non ha cantato in teatro Opere intere, salvo due rare eccezioni.
Anche io, per anni, mi sono posto questa domanda, atteso che, questo tenore, aveva tutte le carte in regola per una eccezionale carriera nel mondo della lirica.
Negli ultimi tempi, dopo approfondite ricerche, credo di aver capito i motivi.
La breve ma intensa vita di Mario Lanza e la sua prematura scomparsa, hanno indotto molte persone a scavare nella sua vita e
il risultato di queste ricerche è stato pubblicato in ben 15 biografie di cui 11 in lingua Inglese, una in Russo, una in Olandese, una in giapponese e una (finalmente) in Italiano, quella scritta, recentemente, dalla Signora Eddy Lovaglio.
Ai suoi esordi Mario Lanza era votato al mondo della lirica, la sua voce straordinaria e la sua innata musicalità, gli diedero l'opportunità di vincere una borsa di studio al festival di Tanglewood e di debuttare in una Opera lirica in teatro: “ Le allegre comari di Windsor” di Otto Nicolai nel 1942 (aveva solo 21 anni).
Seguirono una serie di concerti e, con George London e Frances Yeend, formò il Belcanto trio, cantando con enorme successo in tour per gli Stati Uniti, fino al debutto nel ruolo di Pinkerton nella Madama Butterlly di Giacomo Puccini a New Orleans nell'Aprile del 1948, quindi dimostrando ampiamente la sua inclinazione verso l'Opera lirica in teatro.
Anche nei concerti, tra cui quelli famosi all'aperto nel grande anfiteatro Hollywood Bowl (18.000 spettatori) Lanza si cimentò con strepitoso successo in brani famosi da Opere liriche e in duetti altrettanto impegnativi, dimostrando ancora una volta la sua tendenza e le sue qualità per questo genere musicale.
Proprio in uno di questi concerti, fu ascoltato e scritturato dalla famosa Casa cinematografica MGM con un contratto che lo vedeva impegnato in una serie di film a Hollywood, questo impegno, però non gli concedeva spazio per approfondire gli studi che il teatro lirico richiede per cimentarsi in Opere.
In pochi anni, Mario Lanza, da illustre sconosciuto, divenne così un divo internazionale e fu paragonato, dopo il film: “Il grande Caruso” girato nel 1950 e lanciato in tutto il mondo con straordinario successo, a Enrico Caruso stesso.
Mario Lanza si trovò così, nel giro di pochissimo tempo, in vetta alle preferenze del pubblico, grazie anche alla sua bellissima voce e alle sue interpretazioni mozzafiato, registrate in Studio, dove è molto più facile esprimersi, lontano dalle platee, dando sfogo a tutte le sue potenzialità che la Casa discografica RCA Victor seppe cogliere e immortalare per il pubblico dell'epoca, e per i posteri, affidando questa meravigliosa voce.
Mario Lanza era un uomo molto sensibile e come tale aveva preso piena coscienza della sua popolarità e proprio questa sua grande popolarità lo ha profondamente turbato, sapeva benissimo che in teatro, dove sognava di cantare fin da bambino, quando ascoltava per ore i vecchi dischi del suo idolo, Enrico Caruso, il pubblico e la critica più esigente l'attendeva, proprio per constatare queste sue straordinarie doti di tenore dalla voce possente ed estesissima.
Anche il Teatro dell'Opera di Roma, dove Lanza aveva registrato alcune scene degli ultimi suoi film, doveva aprire la stagione 1960/61 con I Pagliacci, affidando il ruolo di Canio a Mario Lanza.
Concludo, quindi, convinto che i motivi della sua mancata carriera teatrale devono essere ricondotti all'eccessivo successo procurato dalle sue pellicole e dai suoi dischi.
La prematura scomparsa, inoltre, non gli ha consentito di completare la sua carriera artistica e lo studio approfondito e serio che il teatro richiede, lasciando così i maggiori teatri del mondo orfani della più straordinaria voce di tenore mai apparsa nel '900.